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Si è concluso nel pomeriggio il I training Interventistico in "procedura VARICLOSE" che ha visto confluire a Roma numerosi chirurghi provenienti dal territorio nazionale per apprendere la tecnica di ablazione safenica "non termica non tumescente". Presso la sala operatoria del Presidio Integrato Santa Caterina della Rosa si sono svolti quattro interventi chirurgici eseguiti dall'equipe dell'UOS Day Care per la Patologia Arteriosa e Venosa diretta dal Dott. Roberto Chiappa. I Colleghi hanno potuto partecipare dall'interno della sala operatoria ed in diretta video da una sala adiacente appositamente attrezzata. L'UOS Day Care per la Patologia Arteriosa e Venosa dell'ASL Roma2 vanta una tra le casisitiche più ampie sul territorio Nazionale per questo tipo di interventi; la seconda edizione del corso è già prevista per il mese di settembre.
Dottore cosa si intende per varici degli arti inferiori?
Per varici degli arti inferiori si intende una condizione clinica caratterizzata dalla dilatazione delle vene superficiali delle gambe, le cosiddette “vene varicose”, riconoscibile per i fastidiosi inestetismi che affliggono frequentemente sia gli uomini che le donne con una percentuale doppia nel sesso femminile; le vene normalmente poco visibili al di sotto della pelle si presentano invece ingrossate e tortuose, simili a dei cordoni che si gonfiano e si rilevano sulla superficie cutanea. Si calcola che ne sia colpita il 35% della popolazione
Quali sono le cause e i fattori di rischio della patologia?
Le vene sono strutture vascolari normalmente deputate al “ritorno” del sangue verso il cuore; assicurano la progressione del flusso dal basso verso l’alto mediante uno speciale apparato valvolare che permette un percorso “unidirezionale”. Il principio alla base dell’evoluzione varicosa è l’indebolimento della parete della vena che tende così a dilatarsi sotto la spinta della pressione sanguigna, la dilatazione va a compromettere la funzione delle valvole ed innesca, per così dire un meccanismo a catena: dilatazione, perdita della funzione valvolare, ristagno e reflusso del sangue con aumento della pressione parietale, nuovamente dilatazione.
Le cause dell’indebolimento sono in parte costituzionali, anche genetiche, in parte acquisite e dipendono da una serie di fattori di rischio quali sesso femminile, età, sovrappeso, prolungato stazionamento eretto o ancor peggio sedentarietà, gravidanza, menopausa ed altri squilibri ormonali anche causati da terapie mediche (pillola estroprogestinica per esempio)
E le possibili conseguenze se non si interviene prontamente?
Il danno estetico è solo l’inizio della patologia, ad esso vanno pian piano affiancandosi una serie di disturbi quali pesantezza, crampi o vero e proprio dolore alle gambe specie alla sera, prurito che può trasformarsi in dermatite ed evolvere in ulcera cutanea; il sangue che ristagna nelle vene può inoltre andare incontro a coagulazione (trombosi) configurando il quadro di “flebite” con indurimento, arrossamento e vivo dolore alle vene colpite. Il trattamento della malattia che nelle prime fasi può essere conservativo e basarsi sulla correzione dei fattori di rischio, adeguamento delle abitudini di vita ed eventualmente utilizzo di calze elastiche, nelle fasi più avanzate prevede invece la correzione chirurgica : asportare le vene dilatate che ormai lavorano “al contrario” favorendo la funzione di quelle sane residue.
E' vero che esiste un nuovo trattamento chirurgicamente non invasivo che utilizza una "colla"?
Corretto, già da qualche anno, nei casi idonei si tende ad evitare l’asportazione chirurgica (con tagli e cicatrici per intenderci) della vena malata preferendo invece la sua “eliminazione” con tecniche endovascolari che prevedono l’introduzione endovenosa di speciali sonde laser o radiofrequenza attraverso un piccolo foro cutaneo. Queste metodiche, entrambe validissime, prevedono il rilascio di calore ad alte temperature e necessitano pertanto dell’utilizzo di soluzioni anestetiche fredde per ridurre il dolore ed il danno ai nervi ed alla cute; al termine dell’intervento è poi necessaria l’applicazione di medicazioni e bendaggio compressivo. Del tutto recentemente è stata introdotta nella pratica clinica una nuova forma di trattamento che prevede l’utilizzo di microcateteri ed il rilascio sotto guida ecografica di una speciale colla biocompatibile che chiude la vena senza produrre calore.
Quali sono i vantaggi di questo metodo?
L’assenza di alte temperature annulla i rischi di danno termico ai nervi ed alla cute, non provoca alcun dolore e rende perciò superfluo l’utilizzo di sostanze anestetiche, i rischi generali dell’intervento sono pertanto ridotti in maniera sensibile e la metodica può dirsi pienamente ambulatoriale; non è necessario il bendaggio postoperatorio ed il paziente al termine dell’intervento può fin da subito riprendere una vita normale indossando una semplice calza elastica
Esistono controindicazioni?
Proprio per i motivi sopracitati le controindicazioni sono ridotte praticamente a zero
Chiunque può sottoporsi a questo intervento?
Laddove sussistano i criteri di indicazione clinica ed anatomica, da stabilire con un accurato studio ecocolordoppler preoperatorio, l’intervento può essere sempre fatto.